Ci tenevo molto a pubblicare un articolo incentrato su le strutture ricettive e hotel con SPA.: si tratta di una filiera importantissima dell’hospitality industry che, come per tutte le cose, necessita di competenze, esperienza e passione per ottenere risultati importanti.
Ho pensato, pertanto, di condividere questo articolo con Régis Boudon-Doris che oltre ad essere un caro amico, reputo essere una eccellenza nel suo settore.
Ho fatto a Régis una serie di domande, le cui risposte spero possano portare un valore aggiunto a chiunque leggerà l’articolo. Queste “best practices”, se vogliamo chiamarle così, toccano diversi aspetti, non ultimo il momento che stiamo attraversando del Coronavirus.
Non troverete frasi ad effetto e neanche ricette magiche, solo osservazioni ponderate e utili consigli!
È noto a tutti quelli che operano nel settore quanto sia difficile portare a regime una SPA all’interno di una struttura ricettiva alberghiera o extralberghiera, per questo motivo vorrei partire dall’analizzare i costi.
Quali sono, secondo la tua esperienza, le voci di costo più importanti che, se non ben gestite, possono avere un’incidenza “pericolosa”?
Le due voci di costo più “pericolose” sono senza dubbio Team ed Energie.
Ti faccio un esempio semplice per le Energie: molte strutture preferiscono accendere la sauna al momento che si presenta la prenotazione; in questo modo, i costi di energia per arrivare a temperatura sono molto alti. È molto più economico tenere la sauna alla giusta temperatura tutto il giorno, questo vale ovviamente se avete una sauna ben coibentata e con una stufa recente.
E qui entra in gioco un aspetto fondamentale: le tecnologie che permettono, attraverso investimenti non troppo onerosi, di abbattere i costi di energia, anche fino al 25%.
Mentre per il Team, faccio un altro esempio: le troppe richieste di SPA Manager che lavora in Cabina, anche in questo caso una scelta assolutamente controproducente, come chiedere al capitano della nave di andare a rifare le camere o fare le manutenzione al motore, non perché non sarebbe capace di farlo ma perché facendolo la nave rischia fortemente di andare alla deriva!
Ti faccio una domanda antipatica: che incidenza di costo dovrebbero avere queste voci?
Premesso che ogni struttura va valutata a sé, direi che il costo per il personale non dovrebbe superare il 40%/45% e i costi di energia il 12%/14%.
C’è chi sostiene che in hotel o strutture extralberghiere è molto difficile che una SPA possa generare profitto. Tu cosa ne pensi?
Non sono d’accordo con questo tipo di affermazione a priori: la SPA genera profitto, ma a condizione che sia fatto a monte un’attenta analisi di mercato con uno studio accurato di fattibilità e di sviluppo.
Puoi farmi un esempio?
Certamente! Una SPA può e deve generare un profitto, ovviamente l’entità di tale profitto dipenderà dal complessivo, dimensioni, mercato e molte altre variabili. Ma devono essere una scelta e un obbiettivo fatti a monte, non subiti o capitati perché non ci si è pensato prima. Poi ci possono essere dei casi dove, volutamente, si sceglie consapevolmente di non cercare di ottenere profitti con la SPA, ma perché ci saranno benefici indiretti tali da giustificare l’investimento, come ad esempio a favore del RevPAR o della percentuale di riempimento delle camere.
Rispondendo alla domanda precedente hai nominato la variabile delle dimensioni, puoi approfondire questo aspetto?
Il problema delle SPA, ancora prima dell’analisi dei costi, è che sono troppo piccole! Una SPA di 200mq rispetto a una SPA di 50mq genera una differenza minima di incidenza dei costi operativi, mentre il fatturato potenziale è di tutt’altra natura.
La dimensione della SPA è la chiave del successo o del fallimento della stessa, ho capito bene?
Sì, per la SPA si può dire che la giusta dimensione fa la differenza! Mi spiego e semplifico: le dimensioni della SPA devono essere pensate e calcolate sulla media dei picchi del bacino d’utenza potenziale della SPA, devono essere sviluppate per poter accogliere la massima occupazione potenziale e non sulla media, ma consapevoli che possono esserci dei periodi dove lavorerà al 20% della sua potenzialità.
Dimensionata in questo modo la SPA, se ben gestita, diventerà un centro di profitto importante per l’hotel o la struttura ricettiva.
Ho sentito parlare di “Destination SPA”, puoi farmi un esempio?
Una SPA diventa “Destination SPA” quando il motivo principale della prenotazione nella struttura è la SPA stessa.
Ti faccio un esempio, potrei farteli tanti altri, ma questo credo che sia il più significativo: l’hotel ieri era un 3 stelle che vendeva mediamente la pensione completa a 60€, aveva un ristorante self service e lavorava 5 mesi all’anno.
Oggi l’Hotel, con una SPA di oltre 2.500mq e dopo 3 anni di attività, vende solo BB e mediamente il 50% in più della precedente PC, ha un ristorante Gourmet, è aperto 10 mesi e passerà alla categoria 4 stelle superior. Il 70% dei clienti oggi vanno in questa struttura per la SPA.
Io non sono un frequentatore di SPA e, le poche volte che ci vado, dopo qualche minuto mi si innesca questa domanda: “ma ora cosa faccio? Tutto bello, ma ho già visto tutto”.
Hai centrato uno dei valori che deve avere una SPA oggi, ovvero mettere i propri ospiti nelle condizioni di potere vivere la SPA, non di usufruirne in modalità toccata e fuga. Un po’ come chi vive una giornata in un grande centro commerciale: entri con il sole ed esci che è buio. Un’esperienza totalmente immersiva, e non la fruizione di un servizio.
Vorrei chiudere con una domanda di attualità. Cosa risponderesti a un imprenditore che ti domanda: “Con la diffusione del Coronavirus, cosa dovrei fare con la mia struttura che ha una SPA?”
Risponderei che con la SPA potrà fare le stesse cose, forse anche di più, perché la voglia di volersi bene nelle persone rimarrà e anzi si amplificherà.
Ci saranno protocolli da rivedere, ci sarà una trasformazione di alcuni aspetti come la sanificazione, ma il cliente SPA continuerà ad esserci, anzi credo che aumenterà proprio l’esigenza di volersi bene!
Ricordo nel 2008, a fronte della grande crisi economica, per il settore SPA fu l’inizio di un’escalation di anni positivi e di democratizzazione delle SPA. Questo perché le persone, dovendo fare delle scelte di rinunce, hanno preferito “poco ma buono”, ossia alcune ore in una SPA, proprio per il motivo che ho detto prima: volersi bene.
Spero che questa breve intervista o meglio confronto, ricca di ottimi spunti, possa dare degli input interessanti a chi ha o lavora in strutture ricettive con SPA.
Potete contattare Régis su Linkedin oppure visitando il sito della sua azienda.
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